Trama:
Si possono abbandonare il proprio padre e la propria madre? Si può sbattere la porta, scendere le scale e decidere che non li si vedrà più? Mettere in discussione l'origine, sfuggire alla sua stretta? Dopo 10 anni sottratti al logoramento di una violenza sottile e pervasiva tra le mura di casa, finalmente un figlio può voltarsi e narrare la sua disgraziata famiglia e il tabù di questa censura "con la forza brutale del romanzo". E celebrare così un lacerante anniversario: senza accusare e senza salvare, con una voce "scandalosamente calma", come scrive Emanuel Carrer a rimarcarne la potenza implacabile. Il racconto che ne deriva è il ritratto struggente e lucidissimo di una donna a perdere, che ha rinunciato a tutto pur di essere qualcosa agli occhi del marito, mentre lui tiene lei e i figli dentro un regime in cui possesso e richiesta d'amore sono i lacci di un unico nodo. L'isolamento stagno a cui li costringe viene infranto a tratti dagli squilli di un apparecchio telefonico mal tollerato, da qualche sporadico compagno di scuola, da un'amica della madre che viene presto bandita. In questo microcosmo concentrazionario, a poco a poco si innesta nel figlio , E nei lettori, un desiderio insopprimibile di rinascita - essere sé stassi, vivere la propria vita, aprirsi agli altri senza il terrore delle ritorsioni. Con la certezza che, per mettersi in salvo, da lì niente può essere salvato. L'anniversario è prima di tutto un romanzo di liberazione, che scardina e smaschera il totalitarismo della famiglia. Ci ferisce con la sua onestà, ci disarma con il suo candore, ci mette a nudo con la sua verità. E' lo schiaffo ricevuto appena nati: grazie a quel dolore respiriamo. 10 anni fa, quel giorno, ho visto i miei genitori per l'ultima volta. Da allora ho cambiato numero di telefono, casa, continente, ho tirato su un muro inespugnabile, ho messo un oceano di mezzo. Sono stati i 10 anni migliori della mia vita.
Recensione:
Ho finito questo libro in pochi giorni, è stata una bella lettura, che pensavo fosse più dolorosa per me. Si parla di rapporti familiari difficili, di abbandono e di violenza psicologica e non. È stata una lettura dettata da un consiglio da un Podcast ("Il cacciatore di Libri" di Alessandra Tedesco), e non mi pento di averla fatta. Pensavo mi avrebbe colpita di più nel profondo, invece è stata una lettura normale, senza sentimenti contrastanti e immedesimazione. Questa però non è una critica, il libro è molto bello, scritto bene, un racconto autobiografico che serve all’autore come sfogo, terapia e liberazione! È sempre difficile parlare di sentimenti e di rapporti. Soprattutto se sono autobiografici. Sono molto vicina all’autore per tutto quello che ha dovuto sopportare e provare. Non auguro a nessuno di vivere un’esperienza simile, ma vi consiglio la lettura di questo romanzo, importante per capire alcune situazioni che possono venirsi a creare, e che spesso vengono taciute all’esterno della famiglia.
L'Autore:
Andrea Bajani è nato a Roma nel 1975. È autore, fra gli altri, dei romanzi Se consideri le colpe (Einaudi 2007, Feltrinelli UE 2021; premi Super Mondello, Brancati, Recanati e Lo Straniero), Ogni promessa (Einaudi 2010, Feltrinelli UE 2021; premio Bagutta) e Il libro delle case (2021, finalista al premio Strega e al premio Campiello). È inoltre autore dei volumi di poesie Promemoria (Einaudi 2017), Dimora naturale(Einaudi 2020) L’amore viene prima (Feltrinelli 2022).
I suoi libri sono pubblicati in 25 Paesi. Insegna Creative Writing presso la Rice University di Houston, in Texas.