"Le quattro del mattino. Fine dicembre.
Adesso scrivo per me, a mano, con la mia minuta calligrafia da orefice, in questo appartamento appena affittato, semivuoto, mentre dietro ai vetri la neve cade dolcemente su questa Clinton Street in cui ormai non suona più la musica di cui parlava Cohen. Scrivo per me. Non ho nessun altro a cui scrivere. Non ho nessun altro adesso che non c’è Celia."
Inizia così questa storia interessante, in questo piccolo libro scovato per caso sugli scaffali della biblioteca di paese.
Ogni giorno scopro storie che forse non avrei mai letto, e questa è tanto strana quanto triste. Il protagonista è un signore di mezza età, che racconta del suo perduto amore.
Di come conobbe la bella Celia, quarantenne chiamata "vedova nera". Di come si innamorarono al primo sguardo, di lui diciannovenne con quella donna matura.
E poi lo troviamo uomo di mezza età, in viaggio per lavoro e piacere. Si ferma al suo vecchio paesino, ma il treno ha attraversato una qualche barriera temporale, e si ritrova catapultato nella Spagna degli anni Cinquanta.
Celia è una giovane di 18 anni, che si innamora di quest'uomo attempato.
Un amore che si rincorre negli anni, sempre travagliato e complicato. Nessuno dei due sarà mai veramente felice senza l'altro, ma i giochi temporali e l'età anagrafica saranno quei bastoni tra le ruote nel viaggio verso la felicità vera.
Questa storia scorre via veloce, di base mi è piaciuta, anche se non potrà mai raggiungere il livello di molti altri romanzi che amo.
AUTRICE: ELIA BARCELO'
Ha scritto anche due romanzi per ragazzi. Insegna letteratura spagnola all'università di Innsbruck, in Austria.
Questo libro mi è del tutto nuovo... Storia gradevole, a quanto pare... però se è triste per il momento preferisco altro... Non sono dell'umore giusto.
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