giovedì 31 luglio 2014

LE PROPOSTE PER l'ESTATE 2014 DI GARGOYLE Editore

VITA DI TARA

British Fantasy Award 2012
 
vincitore del World Fantasy Award,
di 5 British Fantasy Awards,
di 2 Grand Prix de L’Imaginaire
 
EAN 978-88-98172-39-9
titolo originale Some Kind of Fairy Tale
Dati: 2012, 18 euro, pp. 362.
Traduzione di Benedetta Tavani

LE FAVOLE SONO MAPPE CHE AIUTANO
A SOPRAVVIVERE
 
 
In una cittadina dell’Inghilterra centrale, la sedicenne Tara Martin scompare improvvisamente. È uscita a fare una passeggiata negli Outwoods, l’antico e misterioso bosco vicino, e non è più rincasata. La mobilitazione per trovare la ragazza è enorme: famiglia, amici, conoscenti, forze dell’ordine (agenti di diverse stazioni limitrofe, unità cinofile e sommozzatori). Di Tara, però, non v’è traccia. La polizia accusa Richie Franklin, il fidanzato diciottenne, di averla uccisa in seguito a un diverbio, rilasciandolo poi per insufficienza di prove ma marchiandone per sempre il destino.
Parecchio tempo dopo, in una nevosa sera di Natale, Tara ritorna. La famiglia non crede ai propri occhi. Se nei genitori prevale la gioia e il sollievo, Peter, il fratello maggiore, è costernato: non riesce a dimenticare che la lunga assenza della sorella è stata fonte di un dolore indicibile e della rottura con Richie, il suo migliore amico e quasi un altro figlio per suo padre e sua madre. Ecco ora ripresentarsi Tara come se nulla fosse. Con indosso abiti fuori moda e un profumo di pioggia, vento, foglie, funghi, boccioli, la donna non sembra affatto invecchiata. E sì che sono passati vent’anni… ma Tara ha un’altra concezione del tempo e afferma di essere stata via soltanto sei mesi. Qualcosa evidentemente non quadra.
Dove è stata Tara per tutto questo tempo?
È stata rapita e plagiata da qualcuno?
E da chi?
Perché ciò che racconta è talmente singolare da spingere Peter a chiedere il supporto di uno psichiatra?


Cultore di scrittori come Joseph Sheridan Le Fanu e Lord Dunsany, nel cui solco rivendica di muoversi, Graham Joyce nutre unaltissima concezione dell’onirico e del magico, così come del folklore nordeuropeo, in particolare irlandese.
In sostanza troviamo la storia del rapporto tra un personaggio inchiodato a un tempo fermo e altri personaggi per cui il tempo, invece, continua a scorrere normalmente. L’elemento fantastico è rappresentato dalla convivenza di Tara – un essere umano – con gli elfi – creature dagli spiriti fluidi e dai corpi leggeri, dotate di abilità sovrannaturali come la levitazione, il poteri della mente e la manipolazione del tempo.
Come nella più classica delle favole, Tara ha seguito uno di loro, Hiero – il seduttore dal cavallo bianco che l’aveva adocchiata negli Outwoods restandone infatuato – arrivando in una sorta di comune dove vige un’assidua promiscuità e dove le tensioni tra gruppi si risolvono con combattimenti rituali. Ma ancor più che le caratteristiche di questo mondo-altro, nel romanzo di Joyce spiccano soprattutto le ragioni che portano Tara ad AVVICINARSI all’habitat favoloso, ALLONTANANDOSI dalla sua esistenza di sempre. Tara, infatti, è sempre stata diversa, “una che dava l’impressione di avere dei propositi che non erano di questo mondo, aspirazioni tutte sue, misteriose ed esoteriche” ed è per questo che ha accettato senza esitazioni di accompagnarsi a uno sconosciuto. Il fulcro del romanzo sta qui. Joyce scandaglia, attraverso la favola, la psicologia di coloro che vanno “fuori strada”, di coloro che avvertono in maniera crescente la difficoltà di piegarsi a norme e codici sociali non in sintonia con la loro natura.
Joyce ci regala, così, una splendida fiaba moderna dove non manca nulla: il tema dell’identità personale, il mistero del tempo, il rapporto tra passato e presente, il conflitto tra l’individuo e gli altri – siano essi la famiglia o la comunità d’appartenenza –, la fine della giovinezza, il rimpianto per le aspirazioni mancate, il cambiamento, la perdita.

Nato nel 1954 in un piccolo villaggio minerario appena fuori Coventry da una famiglia della classe operaia, Graham Joyce ha vinto premi prestigiosi come il World Fantasy Award nel 2003, il British Fantasy Award, il Grand Prix de l’Imaginaire, l’O Henry Award e l’Angus Award ed è tradotto in più di venti lingue. Dottore in letteratura inglese, attualmente insegna scrittura creativa alla Nottingham Trent University. Vive a Leicester con la moglie e i due figli. Tra i suoi romanzi Dark Sister, Requiem, The Tooth Fairy, Indigo,L’uomo dietro al vetro, Forse questa è la vita (Nord 2005, 2006),Memoirs of a Master Forger.
È il portiere titolare della Nazionale inglese degli Scrittori.


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Dopo
Sherlock Holmes contro Dracula
e
Lo strano caso del Dr Jekyll e Mr Holmes
torna finalmente
LOREN D. ESTLEMAN,
il Maestro della Riscrittura sherlockiana con
 
I PERICOLI DI SHERLOCK HOLMES

La prima raccolta di racconti sul Grande Detective scritta da un singolo autore a essere pubblicata, dopo Il taccuino di Sherlock Holmes di Sir Arthur Conan Doyle (1927)

EAN 978-88-98172-34-4
titolo originale The perils of Sherlock Holmes
Dati: 2012,16 euro, pp. 205.
Traduzione di Serena Maccotta

Testo approvato dall’associazione del patrimonio letterario di Arthur Conan Doyle








Di solito, quando uno scrittore spiega il suo interesse per Sherlock Holmes, comincia parlando di com’è stato il primo incontro con lui. Io non potrei farlo, poiché non riesco a ricordare un momento della mia vita in cui in qualche modo non lo conoscessi già. Nel ricco assortimento di immortali personaggi della letteratura, me ne vengono in mente solo quattro che siano riusciti a guadagnarsi una definizione nel dizionario. “Creare un Frankenstein”, essere definiti “un vero Jekyll e Hyde”, o chiamare qualcuno “Sherlock” non richiedono una spiegazione dettagliata, nemmeno tra i non madrelingua inglese.

Sherlock Holmes è un’icona del tutto indipendente, un’icona che supera ogni limite: classi sociali, generazioni, confini geografici.

Da “Nei panni di Holmes”.
Sherlock Holmes incontra il famoso esploratore Richard Francis Burton e lo aiuta a recuperare una pergamena rubata contenente i segreti delle piramidi; in un gelido fine Dicembre, il Nostro viene interpellato da un avido banchiere il cui sonno notturno è funestato da tre spettri; un tizio chiede l’assistenza del geniale investigatore poiché vittima di una macchinazione orchestrata da Fu Manchu, il principale trafficante di oppio cinese attivo a Londra; Holmes e Watson viaggiano nel West americano imbattendosi nello sceriffo Wyatt Earp e nel pistolero Doc Holliday, quest’ultimo in attesa di essere impiccato per un omicidio che non è sicuro di aver commesso, in quanto troppo ubriaco per ricordarlo; Holmes è alle prese con il complotto sinistro di un assassinio progettato per far precipitare l’Europa degli inizi del XIX secolo in guerra; un Watson, membro del gruppo di medici dell’ospedale San Porfirio di Battersea, all’avanguardia quanto al trattamento delle malattie mentali, trascina Sherlock Holmes nel caso di un paziente convinto di essere il diavolo; dietro alla collocazione circolare dei grossi megaliti di Stonehenge si cela una grande verità sulla civiltà umana che Holmes è chiamato a decodificare

Dalla penna di uno dei decani dell’apocrifìa sul Grande Detective, sette racconti in cui ritrovare appieno l’ingegnosità che ci si aspetta da un’autentica avventura sherlockiana, oltre che un’inconfondibile atmosfera vittoriana.

Al solito a Estleman non manca il gusto per il pastiche, ed ecco dunque il Nostro e il suo sodale John H. Watson (detentore, come di consueto, della prospettiva narrativa) confrontarsi con personaggi realmente esistiti (Wyatt Earp e Doc Holliday, Sir Richard Francis Burton) e no (le figure letterarie Fu Manchu, creata dallo scrittore Sax Rohmer, e il memorabile Ebenezer Scrooge dickensiano) in un potpourri frizzante suspense, humour e, talvolta, soprannaturale in omaggio al Doyle spiritista.
Ad arricchire la raccolta, una commedia breve che prende in giro con affetto sommo la figura dell’insostituibile Watson e tre saggi. Quello di apertura – d’incisiva classe – in cui l’autore sviscera i motivi che lo hanno portato a inventare nuovi casi sherlockiani; uno scritto sulla rappresentazione del dottor Watson nel cinema; e una dissertazione secondo cui l’Ombra, ossia quel lato oscuro che ciascun uomo porta dentro di sé, potrebbe avere le sembianze di Sherlock Holmes, personaggio che resta quanto mai complesso e sfaccettato.
Chiude un elenco di letture consigliate che ha il rischio di rendere un lettore casuale delle avventure di Sherlock Holmes in un vero e proprio fanatico.
 
Loren D. Estleman: nato nel 1952 ad Ann Arbor (Michigan), laureato in Letteratura inglese e Giornalismo e ha pubblicato più di 70 libri e centinaia di racconti e articoli, e può vantare traduzioni in 27 lingue. Considerato una vera e propria autorità nella western-fiction e nella detective-story, ha collezionato 17 vittorie e decine di nomination nei più importanti premi “di genere”, compreso il National Book Award e il Mystery Writers of America Edgar Allan Poe Award. Ha collaborato con The New York Times e il Washington Post. Profondo conoscitore del Canone holmesiano (tutte le opere di Arthur Conan Doyle con Sherlock Holmes protagonista), e membro della Società holmesiana “Gli Irregolari di Baker Street”, Estleman ha scritto gli apocrifi Sherlock Holmes contro Dracula (1978, Gargoyle 2008) e Lo strano caso del Dr Jekyll e Mr Holmes (1979, Gargoyle 2009), contrapponendo il più grande investigatore della fiction a quelli che definisce “i più famosi super-cattivi della letteratura vittoriana”: Dracula e Mr Hyde.

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E ancora:
La casa dei sette abbaini di Nathaniel Hawthorne
Il sapore della vendetta di Joe Abercrombie
e molto altro.
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